giovedì 12 giugno 2008

gatti


il cane è il migliore amico dell’uomo. si sa, l’uomo ama essere adulato.
ma il gatto sa attrarre in altri modi. il gatto non ha bisogno di leccare il suo padrone, ma ci tiene a regolare il rapporto fin dall’inizio. tu mi dai da mangiare, io ti faccio ridere un po’, al massimo mi ti sfrego contro la gamba, ma sappi che è solo per marcare il territorio.
la mia passione per i gatti non ha motivazione logica. all’inizio non avrei mai tenuto un gatto in casa. anzi, mi facevano proprio schifo. poi il primo pioniere tigrato si è insediato nel mio giardino, portando con sé un po' alla volta famiglia, prole ed amici.
prima in giardino avevamo uccelli bellissimi, cardellini, codirossi, finguelli, frosoni, picchi rossi minori, ballerine bianche, cince dal ciuffo, cinciarelle, ghiandaie. ora sono rimasti solo gli inevitabili passeri, i merli e un’orda di cacciatori con le unghie a serramanico.
i gatti sono presenze discrete, ma non ti lasciano indifferente. ricordo ai primordi mio fratello, ai tempi tanto passivo da sembrarci autistico, un giorno in giardino mi giro e vedo che sta pisciando sul gatto. quando gli abbiamo chiesto perché non ha saputo giustificarsi. ma molti comportamenti legati ai gatti non hanno giustificazione. ad esempio non ho ancora capito come facciano a far ridere conservando sempre la loro aura di serietà aristocratica.
fatto sta che nel giro di un paio d’anni i gatti sono diventati i protagonisti delle discussioni casalinghe. ad un certo punto diventavano troppi, cercavamo un modo per liberarcene, ma appena la densità demografica raggiungeva il limite, due o tre gatti si immolavano sullo stradone dietro casa. e qui la storia si tinge di noir. sembrava che lo facessero coscientemente.
comunque passa un altro paio di anno e i primi temerari conquistano l'accesso all’appartamento. nessuno li vuole in casa, ma quando entrano e cominciano a saltare fanno un gran ridere. e quindi in casa ci restano quanto vogliono loro. o quasi, ma quando li si manda via hanno sviluppato un verso lamentoso che sembra quello di un bambino morente e riesce sempre a farti sentire in colpa.
la capostipite del nostro giardino era la gloriosa sfregolina, detta la gatta color vomito, quella che è stata battezzata nell'urea di mio fratello. il suo nome è evoluto di gatto in gatto, fino a trasformarsi in sfrenog***o, ancora oggi il nome collettivo della cricca del giardino. sfre***ildo è un nome che è nato da solo, si è plasmato dall’originario sfregolina e fuori dal nostro controllo cosciente, assumendo caratteristiche misteriose. trovo che **renogildo sia un nome incredibilmente descrittivo per un gatto. è ridicolo, ma suona nobile. sfrenato, ma anche gildo, come il figlio di qualche contessina d’altri tempi. un nome su misura. d’altra parte quella è gente che i figli li chiama azzo o medardo.
negli anni la dinastia ogsfre***da ha cambiato colore, passando da una prevalenza di striature giallognole ad una tigratura castana, poi il nero, qualche parentesi rossiccia, il bianco che ora lotta col nero in uno ying e yang felino.
ci sarebbero migliaia di aneddoti s***nogildi da raccontare, ma potrei scrivere un libro rischiando ancora di trascurare qualche degno rappresentante della famiglia. per questo preferisco contenermi.
dirò solo che questa gattomania mi ha portato ad identificarmi nella figura di un gatto. per un certo periodo per parlare di me stesso dicevo “il mio gatto”, così per alcuni amici ho già assunto sembianze **renogilde.
ora mi rendo conto di fare la figura del deficiente, ma per citare john lennon, i am not the only one.
recentemente, girovagando su un forum di internet mi sono accorto che tantissima gente ha scelto un nick gattoso.
questo non mi stupisce del tutto. noi gattofili siamo una lobby sempre più influente. forse gli amici dei cani sono di più, ma di solito non stracciano le palle agli altri parlando del loro amico con la coda.
noi gattofili invece ci riconosciamo subito. basta dire “anch’io adoro i gatti” per rivelare incoscientemente di essere stati ipnotizzati dalla propria tigre tascabile.
con alcuni amici conversiamo amabilmente sull’ultima idiozia combinata dai nostri gatti, o sulle loro mirabolanti gesta (è incredibile quanti avvenimenti possano accadere nella vita di uno che investe il suo tempo dormendo e mangiando). ci mostriamo a vicenda gatti e relative fotografie, quasi come uno scambista mostrerebbe le immagini del partner, ma senza alcunché di erotico, per carità.
a dimostrare che la gattomania dilaga contribuisce una vasta tradizione di produzione artistica gattorelata. arte vera e propria, ma non solo. c’è gente che crea siti dedicati unicamente alle immagini del proprio gatto in tutte le pose, dando una descrizione umana ad ognuna.
il parallelismo con il voyeurismo mi sembra di averlo già fatto.
tempo fa ho addirittura iscritto a facebook l’orgoglio dell'ultima generazione sfren**ilda, che nel giro di un paio di mesi ha ricevuto richieste di amicizia da felini digitali di tutto il mondo. anche questo per confermare che sarò pure deficiente, but i am not the only one. anzi, siamo così tanti che dopo bill e hillary, il prossimo clinton a correre per la casa bianca potrebbe essere il famoso gatto socks. sarebbe probabilmente una persona molto più genuina di marito, moglie e pure della figlia che si chiama come la squadra di abramovich.


in alto a destra, sfr***gildo branco da silva alle prese con uno sparring partner pennuto. il volatile è poi stato salvato.


nota: gli asterischi per i motori di ricerca.

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