Ogni anno aspetto l’inizio di settembre per ascoltare Murray
Street. Perché i dischi preferiti non li puoi ascoltare troppo spesso,
altrimenti si annacquano.
Murray Street mi ricorda una scena senza importanza: io sul
regionale che mi riporta all’Università. È una scena di lucidità perfetta: ricordo
ogni dettaglio. Per la precisione, quando passa The Empty Page sono fra Isola
della Scala e Nogara, ricordo perfino il treno che prende velocità e quella
casa squadrata con la ringhiera verde che c’è là dall’altro lato rispetto alla
stazione di Isola. The Empty Page parte calma ma convinta, come il deserto. E
ci sono sti pizzi di chitarra malinconica, giusto per quella punta di eroismo.
Che poi di eroico a Isola non credo ci sia nulla, ma con tutte le canzoni
scritte negli anni sul Tennessee, ce ne può stare anche una sulla campagna
veneta.
I prati fra il Veneto e l’Emilia li ricordo come il deserto
e di desertico c’è anche il suono. C’è Disconnection Notice, con la malinconia
aumenta, ma senza far male. Ti svuota, come il deserto, e quando sei vuoto non
puoi che stare bene. Presente il Nirvana prima che diventasse un gruppo rock? Non
sono solo, ma nessuno parla. Non un telefono che squilla per altre due ore fino
a Bologna. Altre ore di vuoto. Pioppi che potrebbero essere cactus, casali con
parcheggiati Ciao che per un attimo sono dromedari. Poi il bello è che le altre
canzoni non le ricordo. Non solo quel giorno, ma ogni volta che ascolto quel
disco. Senza accorgermene mi perdo. Non nel libro che sto leggendo – è Speaking
with the Angel, raccolta di racconti a cura di Nick Hornby – mi perdo perché è
musica da farti perdere, e sono nel deserto e nessuno parla. E bisogna
conservare i liquidi – tè freddo San Benedetto, gusto tè verde con menta, perché
nel deserto manca l’acqua, almeno fino alle macchinette sul binario a Bologna.
Ancora mi chiedo il perché di quel viaggio in treno,
ovviamente non la finalità – l’anno accademico, ma perché ce l’ho così fissa in
mente. Forse è l’immagine della serenità assoluta, una felicità data non da
circostanze felici, ma dall’assenza totale di responsabilità, a parte forse
cercarmi un appartamento. Forse è che sono nato a ottobre, e settembre per me
chiude sempre un ciclo, è stagione di riepilogo e ripartenza, e le ripartenze
mi sono sempre piaciute, perché puoi ricominciare diverso e cambiare è una cosa
che mi è sempre piaciuto fare.
8 commenti:
Vorrei leggere più spesso tuoi scritti così, hai un gran talento.
Grazie, o Anonimo. Pur nell'anonimato tu mi apri il cuore.
O Bastiano, tu apri il tuo cuore con i tuoi scritti e i tuoi scritti aprono il mio cuore. Allora ti commento e ti si apre il cuore. E si ricomincia.
Con affetto,
Anonimo
Una strage cardiologica, insomma!
Una bella strage cardiologica. Solo questo.
Gatto, mi unisco all'anonimo di cui al primo commento.
"cambiare è una cosa che mi è sempre piaciuto fare". Anche a me, caro amico, e forse per questo siamo amici, insieme al fatto che anche io ho un'anima ottobrina.
Saluti dublinesi.
A.
bisogna essere pazzi per non cambiare, difendere sempre le stesse posizioni, perpetrare gli errori. Ma tu ottobrina non lo sei per poche ore, vero?
Io sì che sono ottobrina, sono nata nell'ultimo pomeriggio di un ottobre di tanti anni fa... :)
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