E i soldi? Volemo
parlà de sordi? No, perché nella famiglia che mi ha accolto se ne parla
spesso. E se è vero – come mi si accusa dalle mura domestiche – che anch’io
sono ufficialmente entrato nel mondo tutto gallico dei borghesi boemi, come
posso esimermi dal trattare di patrimonio? Quello che dovrebbe servirmi per
andare in vacanza nelle località più alternative, o per fare la spesa al
bioshop e comprarmi la camicia di canapa o la preziosa versione rilegata dei
libri di Sartre, il giradischi e i vinili, l’home cinema con i DVD di
Truffò-o-come-diable-si-scrive – anzi i Blue Ray, che vuoi metter la qualità,
la Mini modello vecchio, la 500 modello nuovo, le Clarks e la chitarra
semiacustica Gretsch, senza ampli, che
tanto serve solo per abbellire il divano.
Niente di tutto questo. Per fortuna ho solo interessi a buon
mercato. Libri e musica che prendo in biblioteca e qualche viaggio, ma anche là
guarda caso trovo soddisfazione solo dove costa meno. E no, non mi sento figo
né alternativo, solo fortunato. Uno i soldi li può spendere come vuole, basta che non si lamenti che non ne ha.
Ed è proprio questo il problema.
Avrei voluto scriverne già prima del viaggio, quando
Димитрий, un russo con una faccia da strage che ho conosciuto ad Amsterdam, mi
ha chiesto dove trovo la pecunia per starmene a zonzo per un anno e mezzo. O
ancora prima, quando un famigliare dava per scontato che fosse mio padre a
finanziare il viaggio. Ecco, il dettaglio interessante qui è che Димитрий guida una Mercedes, mentre il famigliare è appassionato di automobili
vintage.
Sapete quanto si risparmia ogni anno a non avere una macchina? Fra
veicolo, bollo, benzina e riparazioni, anche al netto dei costi per i mezzi
pubblici è circa quanto basta per finanziare un anno di viaggio in un paese del
Sud-Est asiatico. Senza rinunciare a nulla, a meno che non si preferiscano gli
hotel di tipo occidentale, ma quello vuol dire andare a Iesolo con un biglietto d'aereo interncontinentale
Si parlava di soldi perché Sorellina sta studiando misure
drastiche per rimediare all’irrimediabile
perdita dei 2800 euro netti del suo salario mensile nei miasmi della Villa Lumiera. A casa mia ci si chiedeva:
anche volendo, come ci riesci?
In famiglia si crede che la filiale tolosana faccia la
miseria, basandosi sulla constatazione che se guardiamo i Mondiali a 25 pollici
è chiaramente perché non ci possiamo permettere di meglio, non perché del
maxischermo al plasma ce ne si freghino le braghe.
Nel frattempo a mio cognato (informale) si rompe il plasmone. Gli dico che a mio padre era successo esattamente lo stesso, basta
riparare il pulsante d’accensione, una cosa da niente. Lui fa di tutto per
ignorare questa osservazione (che poi mi diverto a ripetere almeno tre volte
nel corso della giornata) e dice che tanto
ormai la tivvù aveva quasi 6 anni. Al massimo la ripareranno più avanti per
metterla in camera delle ragazze (totale attuale: 5 televisori in una casa di
due genitori con due figlie e mezzo, tutte residenti ad almeno 200 km di distanza). La
televisione nuova sarà l’argomento di discussione dell’intero fine settimana. In
pratica ogni fine settimana si discute di almeno una cosa nuova da comprare. Qui
l’arredamento dura 5 anni, e la piscina nel Nord della Francia la si usa per 15
giorni l’anno. E poi ci si meraviglia se Sorellina ha le mani bucate.
Sorellina peraltro ritiene che i sussidi di disoccupazione
dovrebbero essere del 100% del salario, perché
con 2000 euro al mese non ci si vive e ci sono professioni dove non è che
puoi metterti lo stesso abito due volte. Sorellina si cambia due volte al
giorno e non indossa mai la stessa cosa in più di un'occasione nell’arco di due
settimane (Fanno 28 cambi).
A suo credito c’è da dire che pur bazzicando certi ambienti
parigini, Sorellina non è quello che il suo stile di vita lascia pensare. È simpatica, alla mano e non se la tira per nulla.
Mi ha accolto in famiglia con entusiasmo e oltre al fatto di comprare una
lavastoviglie nuova quando quella vecchia di due anni ha un guasto (e per portarla all’assistenza, come faccio a
farla scendere dalle scale? Almeno se ne compro una nuova me la portano su direttamente
quelli del negozio), il suo unico punto debole sono le scarpe da mezza
piotta (sì, ma queste hanno la suola
rossa).
A sorellina le voglio bene, anche perché almeno ammette di avere un
problema. E poi non è lei, è l’ambiente.
Ma neanche tanto i genitori, che anche il cognato informale è un gran buon
uomo, e anche sua moglie, anche se la sua vita sembra essere dedicata al
riscatto per esser stata abbandonata dal padre quando era piccola. Credo che il
problema vero sia Parigi. Ma non Parigi Narciso, simpatico autore dell’inno
della Fiorentina, la cui unica pecca è stata la riedizione in versione disco dello stesso, bensì
l’omonima capitale francese.
2 commenti:
Mah... saranno anche brave persone, ma se uno compra compra compra, che vuoi che ti dica... a me fa tanta pena e voglia di andar li' e chiedergli cosa gli manca davvero. Poi, per carita'... la cofindustria, l'associazione commercianti e pure gli artigiani manderanno loro un bel cesto gigante, a Natale ;-)
ho perso una enne per strada :-)
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