Guardare una partita di calcio con mio padre può rivelarsi un’esperienza piuttosto impegnativa. Ore e mezzo di tensione che, da quando c’è Sky in casa, si ripetono molto di frequente.
Mio padre, più che di calcio, si interessa di arbitri. Li
conosce tutti, dal signor Banti di Livorno a Valeri di Roma 2. Sa se fischiano
o lasciano correre, se hanno il cartellino facile e per quale squadra tifano.
Sa che i belgi ce l’hanno con le squadre italiane e che gli inglesi lasciano
andare perché sono abituati al gioco fisico.
Mio padre tiene il volume bassissimo, perché in ogni caso
l’unica cosa che si sente è lui che commenta falli e fuorigioco. Sapevo che in
Italia siamo tutti allenatori, non penso che lui sia l’unico che si identifica
con gli arbitri.
Intendiamoci, mio padre non è un forsennato da stadio,
ed è anche abbastanza imparziale, perché
a volte i rigori virtuali li vede anche contro di noi. È solo molto bravo a
convincersi di quello che pensa.
Io invece riconosco la mia ignoranza in termini di falli.
Non ho mai capito il confine fra l’intervento pulito e la falciata, o meglio,
l’idea che mi sono fatto è che anche se il difensore vuole fare un intervento
pulito e per sbaglio colpisce una gamba, quello è fallo. O così mi sembra.
Per questo, di solito mi fido dell’arbitro o almeno dei due
commentatori, che si presume ne sappiano più di me.
Qualche volta glielo dico: “Papà, lo so che Bergomi è
interista, ma se sia lui che Caressa dicono che non è rigore, se nemmeno i
giocatori si lamentano del rigore non dato, probabilmente significa che il
rigore non c’era”.
Mio padre valuta la sua opinione più di quella degli
esperti. E ho notato che questo attaggiamento è abbastanza diffuso, almeno qui
in Italia, perché in Germania, Irlanda, Olanda e Australia non l’ho mai notato.
Non per niente si dice che gli italiani sono tutti allenatori. E qualcuno
evidentemente è anche arbitro. Abbiamo tutti sempre un’opinione precisa sulle
cose, anche su quelle che non conosciamo. Sappiamo sempre chi convocare in
nazionale e se la TAV s’ha da fare o no, forse tranne gli ingegneri e i geologi.
Abbiamo tutti una ricetta per la ripresa economica e se al governo ci fossimo
noi, avremmo già mandato a casa tutti, azzerato le tasse e inaugurato un
periodo d’oro che manco sotto la DC.
Avete mai sentito qualcuno dire: “io non voto perché non me
ne intendo?”
Significherebbe rinunciare al proprio ruolo in quello che
forma la nostra società, che non è la politica, ma il parlare di politica.
2 commenti:
Point well made!
Annamarayah
PS: perché ogni tanto non ci racconti qualche particolare degli usi e costumi della valey of Don't? Di qualche festa di piazza o di qualche piatto tipico? ;)
È che al Sud della Valley of Don't, di tipico ci è rimasto pochino.
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