Mio Nonno Marino è sempre stato una persona mite. Senza
conoscere Gandhi ha praticato la resistenza passiva nei confronti delle
continue critiche da parte di Mia Nonna Lina. Quando non ce la faceva più,
sfogava la sua rabbia lavorando. Finito il turno in fabbrica nella Capitale
(delle Alpi, o così la chiamano qui), prendeva il tram e la corriera per
recarsi nella natia Valley of Don't a coltivare la campagna. Tornava a casa per
cena e dopo mangiato si addormentava sulla sedia.
Questa è una storia de sti
anni e come tutti sanno nella Valley of Don’t, le storie de sti anni sono epiche, eroiche,
difficilmente credibili, ma assolutamente vere. Sti ani non si discutono, servono a dimostrarci come noi giovani
possiamo lavorare fino a farci una schiena come un tronco di salice, ma rimaniamo
sempre viziati dalla vita e dobbiamo dire grazie a chi si è fatto un mazzo così
per darci un’educazione.
E comunque la proverbiale mitezza di Mio Nonno Marino è
sempre stata davanti agli occhi di tutti, nell’immagine di lui sorridente
mentre Mia Nonna Lina gli crida per essere entrato in casa con gli scarponi
pieni di palta, o all'ennesimo giorno di convivenza forzata con la Zia Fulmy, che pur avendo ereditato in anticipo l’appartamento nella Capitale, ha scoperto
che vivendo a casa dei genitori si mangia gratis.
E poi è arrivata la badante e tutto è cambiato. Per la
verità la badante è rimasta solo una settimana, prima di essere accusata di pigrizia
dalla Zia Fulmy per aver rifiutato di prepararle cena e di incapacità da Mia
Nonna Lina per non aver riposto gli oggetti della casa nell’ordine che lei da
decenni sapeva essere il più logico.
A Mio Nonno Marino la badante stava simpatica. Castamente,
perché lui è un uomo mite e ha anche l'età che ha. Forse si sentiva coccolato,
per una volta: una sensazione che per uno cresciuto sti ani dà lo stesso sollievo provato quella volta che ha tolto i
giornali vecchi dal bagno e con la tredicesima si è comprato il primo rotolo di
carta igienica.
Così, in una settimana Mio Nonno Marino è cambiato più di
quanto lo avesse fatto nei sessanta anni precedenti e ha iniziato a reclamare
quello che è suo di diritto. Ora non tace più. Ora esterna quello che pensa,
tutto quello che si è tenuto dentro per tutto questo tempo. Ringhia a mia nonna
quando non considera la sua opinione sulle materie pratiche e si lancia sulla
Fulmy quando le vede passare pomeriggi a "scrivere in quei giornaletti coiquadrati”.
Reclama la sua dignità ferita. Dalla badante ha scoperto che
il rispetto esiste, e ora se non lo si rispetta si incazza che non c'è più
verso di sentirlo. E quando ha finito di sfogarsi prende la Panda blu e fa
slalom sui 5 chilometri a quattro corsie (Mio Nonno Marino ci vede doppio) che
portano fino al mio paese. Entra nella casa dell’unica figlia che da lui ha
ereditato la mitezza, si siede nel salone nuovo e legge Il Trentino, offrendo
la sua personalissima editoriale sugli ultimi fatti d’attualità.
Solo qui, leggendo le gesta dell’Assessore che lo chiama
prima di ogni elezione per ricordargli la loro lontana parentela e degli altri
eroi del Partito Autonomista Trentino-Tirolese, Mio Nonno Marino trova la pace
dei sensi che può provare solo uno che dopo 85 anni comincia a togliersi
qualche sassolino dalle scarpe.
3 commenti:
Non è mai troppo tardi, diceva il maestro Manzi (uno de sti anni).
Forse quando la rivincita te la prendi sul tardi fa ancora più piacere, come un finale a sorpresa in un film.
Ho capito due cose, leggendo questo articolo:
1) Sostegno senza se e senza ma al Nonno Marino
2) Devo essere piu' buona con mio marito
:-)
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