Sta Nuova
Zelanda, così ruvida, così remota, a dire il vero mi pare un po’ la Scozia.
Saranno le pecore che le rifanno il manto erboso, saranno lepri, cervi,
quaglie, ermellini, importati per la gioia dei cacciatori. O i pini del Galles,
piantati a distese ordinate durante le feste degli alberi delle scuole medie
antipodiane. E i passeri, i fringuelli e i cardellini, te li immagini,
imballati per mesi nelle stive dei velieri, portati in capo al mondo solo
perché i coloni non sentissero la nostalgia di casa?
E di nostalgia i coloni devono averne avuta parecchia, per decidere di importare anche i piccioni.
Tra l’altro, fino
a settecento anni fa qui non c’erano mammiferi. In compenso c’era il tuatara,
un dinosauro con tre occhi e una cresta piumata. Non ci credi? Ebbene per
provarlo ti dirò che esiste ancora, ma ti sconsiglio di cercare la foto su
Google, perché rimarresti deluso: il terzo occhio è incassato sopra il
cervello, coperto da uno strato di pelle, e la cresta sembra quella di un’iguana
qualsiasi, giusto bianca sulle punte.
Senza i mammiferi
a rompere le uova nel paniere, gli uccelli se la spassavano alla grande, spesso
dimenticando come si fa a volare.
Il mio uccello preferito
è il kakapo, decisamente il più imbranato fra gli animali messi in terra dal
Signoriddio, o da Darwin, per chi non si sentisse particolarmente creazionista.
Il kakapo è un grosso pappagallo in tenuta mimetica, in grado di vivere per
decine di anni. Cosa inspiegabile, considerando che la sopravvivenza non sembra
stargli particolarmente a cuore. Il kakapo non sa volare, e la cosa non lo
turba. Qualora attaccato, semplicemente non reagisce.
E oltre alla
propria, al kakapo non sta a cuore nemmeno la sopravvivenza della sua specie.
Quando maschietti e femminucce si avvicinano, beh, la reazione è la stessa che in
caso di aggressione. Nessuna. Pare che i maschi accettino di accoppiarsi solo
con le teste di chi si prende cura di loro nei pochi centri in cui si cerca di
convincerli a sopravvivere. Gli operatori ecologici sono arrivati al punto di
creare degli “ejaculatory helmet” da indossare per catturare preziose gocce di
fluido vitale. Ma il pappagallo terricolo, in un raro momento di lucidità, deve
aver intuito le loro sordide intenzioni, visto che sembra disdegnare completamente
ciò che copre il suo vero oggetto del desiderio.
E di uccelli
strani ce ne sono a migliaia, con una caterva di nomi simpaticissimi, come il
pukeko, il kaka, il kea e il takahe. Alla mancanza di ali atte a volare, gli
uccelli della Nuova Zelanda sopperiscono con una sovrabbondanza di K.
1 commento:
Non è vero! Il tuo uccello preferito in Nuova Zelanda è il pukeko!
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