Dovendo scegliere
uno e un solo posto da visitare in Australia, vi manderei tutti a Coober Pedy. Anche
se a dire il vero non è che sia facilissimo arrivarci: Adelaide è la città più
vicina. Da là si guida per settecento chilometri verso nord, verso il Grande
Centro, in una piana di terra compatta, a tratti viola, a tratti arancio.
Per arrivarci si attraversa
l’enorme area proibita di Woomera. Proibita? Passarci attraverso? In effetti la
strada non è proibita, ma guai a lasciare i bordi del manto stradale. In realtà
non c’è nessuno a castigare i trasgressori, anche perché non è che puoi
fucilare uno che accosta per una pisciata. Diciamo piuttosto che la pisciata
stessa ci pensa bene prima di manifestarsi, visto che la zona proibita è quella
in cui gli inglesi pastrocchiavano con le bombe atomiche. Ancora oggi è meglio
evitare Emu Junction, giusto un trecento chilometri ad ovest di Coober Pedy,
perché la sabbia che le esplosioni hanno trasformato in vetro di Murano è
ancora radioattiva.
Per chi ha visto
“Priscilla: La regina del deserto”, Coober Pedy è il posto dove gli autoctoni
cercano di stuprare il/la protagonista. In effetti è vero, i cooberpediani
sembrano piuttosto burberi, ma quanto a stuprare qualcuno, beh, mi sembra una
cosa un po’ troppo impegnativa per la loro flemma. Diciamo che preferiscono
vivere nei loro cortili pieni di pezzi di macchine arrugginiti. E attenzione, non
sono le loro case ad avere dei cortili, ma i loro camini.
Coober Pedy è un
posto di cortili e camini, perché le case sono sotto terra. L’estate il
termometro fa i 50 e d’inverno frena fin sotto lo zero. Sotto terra invece si
rimane belli tranquilli fra i 20° e i 24°. E senza umidità, perché qui il tasso
di evaporazione supera le precipitazioni. Se poi uno ha la fantasia della
signorina Faye, che negli anni Sessanta si è scavata da sola la sua casa
sotterranea, in soggiorno ci puoi mettere anche una piscina. Un grande
risparmio d’acqua, che all’esterno evaporerebbe troppo in fretta.
Sotto terra si
trovano chiese, la libreria, bar, hotel e ristoranti. Scavarsi la propria casa
può essere una cosa piuttosto remunerativa. Fra la roccia bianco-arancio-viola
ci sono ottime possibilità di trovare opali iridescenti. Che poi è il solo
motivo per cui tremila persone hanno deciso di abitarci, a Coober Pedy, la
seconda città per grandezza nei 2500 chilometri fra l’estremo Sud e l’estremo
Nord. Per farlo basta trasferirsi qui, trovarsi uno spazio di 50 mq che nessuno
abbia ancora rivendicato, pagare 45 dollari di diritti e scavarsi un buco di
casa, ricordandosi di segnalarne la presenza, perché capita che la gente nelle
miniere ci cada e non ce ne esca più, come ci ricordano diversi segnali.
Spesso per evitare
che qualche cadavere sporchi il fondo del proprio buco, i minatori lo
circondano con la terra di riporto. E questo è l’indizio principale dell’esistenza
di questa città: una pianura piatta punteggiata di cumuli, camini e pezzi di
camion vecchi di decenni. Ah, e il relitto di un’astronave di qualche film
americano, perché Hollywood a Coober Pedy ci ha visto Marte.
1 commento:
Meraviglioso.
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