sabato 28 luglio 2012

Un figiano

-          What’s you friend’s name again?
-          Aurélie
-          Ah, Orelì!
-          Hey, you can say it correctly! Australians always get it wrong.
-          Yes, it’s because in Fiji we have a pub called O’Reilly’s.

sabato 21 luglio 2012

I heard it through the grapevine



-          Where are you from?
-          France. And you?
-          Hong Kong
-          Ah! The former British colony!

Silenzio






domenica 15 luglio 2012

Parkli!

Yuki viene da Kobe. È piccola e minuta, e il suo sorriso con i dentoni è la prova che i manga sono fra noi. Ogni due parole le sfugge una risata un po’ nervosa, ma simpatica.
Stamattina è entrata nella cucina della fattoria con una bottiglia di acqua minerale frizzante.
L’ha aperta e a vedere tutte quelle bollicine, dalla sua bocca è uscito un fumetto con un grosso punto di domanda.

“It’s sparkling”, le faccio.
“Parkli? I thought water!”
“Water with bubbles”
“Aha! I thought broken”

Assaggia l’acqua rotta e la sua faccia si tinge di verde. Poi, appena sopra la sua testa, si accende una lampadina. Scuote la bottiglia e la apre, spruzzando acqua ovunque. Poco male, basta una risatina a coprire l’imbarazzo.

Più tardi la vedo nella vigna, che pota i tralci alti salendo sopra una cassetta di plastica. La piccola ragazza della grande metropoli indossa una mascherina per ripararsi dalle pericolose polveri del centro dell’Australia. La bottiglia dell’acqua rotta è là di fianco.

martedì 10 luglio 2012

Lavoro


Siamo incagliati da una settimana ad Alice Springs. Non è malaccio. Giusto che non c’è verso di trovare un lavoretto per un paio di mesi. Ho distribuito curriculum in tutti i negozi, hotel, ristoranti, caffè, bar. Ho telefonato a tutte le aziende edili e varcato i cancelli di tutti i capannoni della zona industriale. Sono stato due volte fino all’aeroporto E gli australi hanno il dono dell’empatia, sempre pronti ad aiutarti e darti un consiglio. Ma un lavoro no, quello proprio non si trova.

Che poi non è vero, perché uno lo avremmo trovato, e non uno qualsiasi. Parlo del lavoro che desidero da sempre, con uno stipendio quasi grottesco, e c’è una signora che continua a chiamarci, insistere perché lo accettiamo. Tutto questo solo perché parliamo italiano e francese, e tedesco come seconda lingua, e abbiamo entrambi esperienza come guide turistiche. In pratica si tratterebbe di accompagnare turisti europei in giro per l’Australia, in posti sempre diversi, per un massimo di un mese alla volta.
Senza averci ancora visti in faccia, la signora ci offre la famosa sponsorship che permette di lavorare qui senza restrizioni o visti. Una specie di araba fenice per cui molti sarebbero pronti a dare magari non la vita, ma almeno la virtù delle proprie carni.

E noi abbiamo rifiutato. Perché ci manca l’Europa. Una cosa che se in Europa ci vivi non riesci a capire, ma è un sentimento che cresce col tempo e non sembra essere incompatibile con quanto ci piaccia sta terra selvaggia dove l’area coperta dalla rete telefonica è molto inferiore a quella pascolata dai canguri. Perché nel Vecchio Continente abbiamo tutte le nostre lingue e le nostre particolarità, ma abbiamo in comune quella vecchiaia interiore, quello spirito che ci fa essere rognosi come gli umarell, ma anche un po’ più saggi dei giovinastri. E a volte dimentichiamo che in questo mondo di giovani lanciatissimi, tocca ai vecchi portare l’esperienza necessaria per evitare che gli eccessi di entusiasmo portino ad esiti imprevedibili.