sabato 24 marzo 2012

Nomenclatura

Il capitano Matthew Flinders faceva il mestiere più bello al mondo. Navigava attorno all’Australia e dava un nome ai posti che vedeva dal ponte di comando. Eppure deve essere stato un tipo piuttosto pessimista, come si legge ancora oggi sulle mappe: Anxious Bay, Cape Disappointment, Useless Loop, Cape Catastrophe, Denial Bay, Doubtful Islands, Hangover Bay.

Io invece con un lavoro del genere mi sarei divertito come un bambino. Immaginatevi essere sul ponte della HMS Investigator, col cannocchiale e il sestante, e percorrere un tratto di costa quasi sconosciuto, non fosse per un paio di impronunciabili nomi francesi come Point d’Entrecasteaux o lo sciccosissimo Archipelago de la Recherche.

Francesi a parte, ho la scena fissa in mente. Dal posto di vedetta annunciano un’isola nuova e Flinders:

“Vada per Flinders Island”

“Ce l’abbiamo già”

“King George Island?”

“Celo”

“Big Island”

“Celo”

“Isola di Sto Paio di Palle?”

“Aggiudicato!”

In realtà questa è una ricostruzione imprecisa: Isola di Sto Paio di Palle non esiste. Purtroppo, oltre ad essere malinconico, Flinders non aveva un grande senso dell’umorismo. E io non posso evitare di pensare a cosa avrei potuto inventare al suo posto.

Dunque, per prima cosa va accontentato chi paga, e qui non ci piove: “Isola del Presidente del Consiglio dei Ministri”, “Baia delle Autorità Preposte” e un bel “Promontorio Sector – No Limits”, giusto per avere la foto sulla Gazzetta.

E poi un po’ d’amor patrio. E chi trova divertente l’idea di nomi di verdi vallate alpine su mappe di paesi esotici, sappia che qui non sono il primo. Padre Eusebio Chini (aka Padre Kino), di Segno, oltre la valle in linea retta guardando dalla finestra del bagno dei miei, era un missionario e cartografo fra il Messico e il selvaggio West. Oltre ad aver fondato Tucson, Arizona e scoperto che la Baja California è una penisola e non un’isola, ha dato ad un canyon messicano il nome del luogo dove ora mio padre ha il suo frutteto. Sono soddisfazioni.

Comunque, finita la nomenclatura locale – e quando arrivi a Nuova Sfruz significa che è proprio ora di cambiare – è la volta di passioni ed affetti: “Monte della Mia Mamma”, “Isola Joey Ramone”, “Baia degli Smiths”, “Capo Paolo Maldini”. Ma è solo quando arrivi a “Lago Juve Merda” che ti accorgi veramente delle possibilità che hai a disposizione.

E allora via con volgarità gratuite (evviva ciò che è gratuioe) e giochi di parole degni delle mie origini rustiche. Roba tipo “Monte Ssori” o perché no “Monte Sòrata”, “Mare di Cazzate”, “Lago Nel Pagliaio”. Ad un certo punto dovrebbe intervenire il Vaticano e solo allora il mondo scoprirebbe di aver messo uno strumento troppo potente nelle mani sbagliate. Probabilmente terminerei i miei giorni a Sant’Elena come Napoleone, tentando invano di farla ribattezzare “Santa Polenta”.

E voi, come chiamereste la vostra isola?

lunedì 19 marzo 2012

Boh TAV

Ma sta TAV, s’ha da fare o no? Perché tanta gente che stimo dice di no, ma a me i treni piacciono. E poi mi diverto un sacco a rispondere a quei commenti su Facebook pieni di frasi fatte. Più frasi fatte, più mi diverto. E mai furono fatte cotante frasi fatte come in questo frangente.

Cerco “no tav perché” su Google, scopro che nel terreno da perforare ci sarebbero tracce di amianto e uranio, che si rischia uno squilibrio delle falde acquifere e che basterebbe adattare la tratta già esistente. Tutti motivi validi per dire di no, ma anche tutti controversi. Basta digitare “sì tav” su Google e capisci che se non sei un geologo è impossibile farsi un’idea. Ma allora, visto che non è che in Italia ci sia un geologo in ogni condominio, come fa tutta sta gente ad avere un’opinione?

Ho come l’impressione che molti seguano le direttive del partito di fiducia.

E la cosa ci sta anche, non puoi mica approfondire tutto. Però, ecco, non vorrei disturbare nessuno, ma mobilitarsi in massa sulla base degli ordini di partito mi pare un po’ estremo.

lunedì 5 marzo 2012

Luciodarla

Io di Lucio Dalla mi ricordo quando ero piccolo e si andava al mare a Lignano Sabbiadoro. Sul lungomare c’erano le bancarelle con le magliette con scritto “Dalla: non un cantante ma un consiglio”.

Quando ho chiesto a mia madre cosa intendessero lei è rimasta interdetta per un attimo, poi incerta mi ha risposto che i veri fan consigliano a tutti di ascoltare Dalla.

Intanto mio padre rideva e la provocava, che questa per lui era la parte divertente di avere figli piccoli.

E io, che la spiegazione la trovavo convincente, mi chiedevo se ne valesse la pena, tutta sta vergogna e ste risate per Lucio Dalla.

domenica 4 marzo 2012

Ottimizzare

Mi sa che ho capito perché le ostriche sono così care. Il segreto per abbassare i prezzi è ottimizzare, rendere efficiente. Tutte cose che stavano molto a cuore al mio capo proattivo, quello che avevo un anno fa. Qui invece lavoriamo fra le 4 e le 6 ore al giorno, con calma e lunghe chiacchierate. Mentre ripariamo i cesti di plastica per mettere le ostriche in mare, Joah fa marcia indietro col muletto e ne demolisce una. Non è una svista, è che per una o due non vale la pena di farsi problemi.

Poi scendiamo in mare verso i tralicci a cui sono appesi i cesti pieni. Io che ammiro Shane perché sa esattamente dove togliere e dove aggiungere i cesti ogni giorno, scopro che in realtà va ad occhio: ferma la barca nel primo segmento vuoto che vede e piazza i cesti pieni, poi cerca una zona vicina in cui le ostriche sembrano abbastanza mature. In pratica alcuni cesti vengono raccolti dopo sette o otto mesi, e altri sono là da anni. Ecco spiegati i cesti pieni di ostriche morte che abbiamo raccolto lunedì.

Poi sulla via del ritorno un cesto cade in mare. Matty sghignazza mentre racconta fuckeggiando copiosamente che sul fondale devono essercene a migliaia. Una volta poi ha affondato la barca, perché era troppo carica. Lo dice in una risata punteggiata di fuck.

Ho sempre sognato un lavoro così, dove lavori partaime e guadagni intero. Niente corse, niente proattività o gente che chiama i problemi sfide. E sono rilassato, disteso, lucido. Il partaim è la risposta alle angosce della vita moderna.